mercoledì 31 agosto 2011

interessante applicazione su Facebook



Una nuova app per Facebook, chiamata Miramax eXperience, permette di affittare i film e vederli comodamente in streaming sul proprio PC, smartphone, tablet o Google TV


L'applicazione è stata creata con l'intenzione di stabilire un canale con gli oltre 50 milioni di utenti che citano i film di Miramax nel proprio profilo.

Spendendo 30 crediti di Facebook (3 dollari) è possibile affittare un film: per iniziare la riproduzione ci sono a disposizione 30 giorni ma, una volta iniziata la visione, questa va portata a termine entro 48 ore.

L'app consente anche di partecipare a dei giochi e, in una futura versione, consentirà anche l'acquisto dei film, che gli utenti potranno conservare nei propri digital locker.

Attualmente il servizio è attivo negli Stati Uniti, dove sono a disposizione 20 titoli, e in Gran Bretagna e Turchia.

martedì 10 febbraio 2009

Steve Jobs: " Siate affamati! Siate Folli!"



traduzione:

Sono onorato di essere con voi oggi, per la vostra laurea in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Ad essere sincero, questo è la cosa più vicina ad una laurea, per me.
Oggi voglio raccontarvi tre storie che mi appartengono. Tutto qui. Niente di particolare. Solo tre storie.

La prima storia parla di unire i puntini.

Ho smesso di frequentare il Reed College dopo i primi 6 mesi, ma gli sono rimasto attorno per altri 18 mesi prima di lasciarlo definitivamente. Perchè lo feci?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa universitaria nubile e decise di darmi in adozione. Sentiva nel suo cuore che io dovessi essere adottato da un laureato, così venne preparata la mia adozione, alla nascita, per un avvocato e sua moglie.

Solo quando vidi la luce questi decisero all’ultimo momento di desiderare una bambina. Quindi i miei genitori, che erano in lista d’attesa, vennero chiamati nel mezzo della notte da una voce che chiedeva: “Abbiamo un bambino indesiderato, lo volete?” Essi dissero: “Certo”. Mia madre biologica scoprì in seguito che mia madre non si era mai laureata a che mio padre non aveva neanche il diploma di scuola superiore. Rifiutò di firmare i documenti per l’adozione. Accettò, riluttante, solo qualche mese dopo quando i miei genitori promisero che un giorno sarei andato all’università.

17 anni dopo andai all’università. Ma ingenuamente scelsi un istituto universitario costoso quanto Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori lavoratori furono spessi per la retta. Dopo sei mesi non riuscivo a vederne l’utilità. Non avevo idea di cosa fare nella vita e nessun indizio su come l’università avrebbe potuto aiutarmi a capirlo. Così spesi tutti i soldi che i miei genitori avevano risparmiato in un’intera vita di lavoro. Decisi di non seguire il piano degli studi obbligatorio, confidando nel fatto che tutto si sarebbe sistemato. Ero molto spaventato da quella decisione, ma col senno di poi, sarebbe stata una delle migliori decisioni che avessi mai preso. Nel momento in cui scelsi un piano di studio personalizzato avevo la possibilità di ignorare le lezioni che non mi interessavano e di scegliere quelle che mi apparivano più interessanti.

Non era per niente romantico. Non avevo una stanza al dormitorio, così dormivo sul pavimento in stanze di amici. Restituivo i vuoti di cocacola per i 5 centesimi di deposito, ci compravo da mangiare, e mi facevo più di 10 kilometri a piedi attraverso la città, ogni domenica notte, per avere un pasto a settimana al tempio Hare Krishna. Che bello. Tutto quello in cui inciampai semplicemente seguendo la mia curiosità ed il mio intuito si rivelarono in seguito di valore inestimabile.

Per esempio:

il Reed College all’epoca offriva quello che era probabilmente il miglior corso di calligrafia del paese. In tutto il campus, ogni manifesto, ogni etichetta su ogni cassetto, era meravigliosamente scritto a mano. Decisi di prendere lezioni di calligrafia. Appresi la differenza tra i tipi di caratteri con grazie e senza grazie. Imparai l’importanza della variazione dello spazio tra combinazioni diverse di caratteri. Mi insegnarono quali elementi fanno della tipografia, una grande tipografia. Era affascinante: si trattava di storia, bellezza ed arte come la scienza non può catturare.

Niente di tutto ciò aveva la benchè mnima speranza di una qualunque applicazione nella mia vita. Ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Macintosh, tutto mi tornò utile. E lo mettemo interamente nel Mac. Era il primo computer che curasse la tipografia. Se non avessi mai scelto quel corso, al college, il Mac non avrebbe mai avuto font proporzionali e font a larghezza fissa. E siccome Windows ha copiato il Mac, è probabile che nessun computer li avrebbe avuti. Se non avessi scelto di interrompere il piano degli studi obbligatorio non avrei scelto quel corso di calligrafia ed i personal computer avrebbero potuto non avere la stupenda tipografia che hanno. Era ovviamente impossibile unire i puntini guardando al futuro mentre ero al college e capire in cosa si sarebbe concretizzat. Ma la realizzazione era estremamenta chiara, guardardando alle spalle, dieci anni dopo.

Ve lo ripeto, non puoi unire i puntini guardando al futuro, puoi connetterli in un disegno, solo se guardi al passato. Dovete quindi avere fiducia nel fatto che i puntini si connetteranno, in qualche modo, nel vostro futuro. Dovete avere fede in qualcosa - il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, quello che sia. Questo approccio non mi ha mai deluso e ha fatto tutta la differenza nella mia vita

La seconda storia parla d’amore e di perdita.

Sono stato fortunato - ho scoperto quello che amavo fare molto presto. Woz ed io fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo vent’anni. Lavorammo duro, e in 10 anni la Apple crebbe dai due che eravamo in un garage ad una società da 2 miliardi di dollari con più di 4000 impiegati.

Avevamo appena creato il nostro miglior prodotto - il Macintosh - un anno prima, e io avevo appena compiuto 30 anni. E fui licenziato. Come si fa ad essere licenziati dalla compagnia che hai fondato? Beh, non appena la Apple si espanse assumemmo qualcuno che pensavo fosse molto capace nel gestire l’aziende con me, e per il primo anno le cose andarono bene.

Ma la nostra visione del futuro cominciò a divergere e alla fine decidemmo di rompere. Quando ci fu la rottura i nostri dirigenti decisero di stare dalla sua parte. Così, a trent’anni, ero fuori. E molto pubblicamente. Il centro della mia vita da adulto era completamente andato, sparito, è stato devastante.

Non ho saputo che pesci pigliare per un po’ di mesi. Sentivo di aver deluso la precedente generazione di imprenditori per aver mollato la presa. Incontrai David Packard e Bob Noyce per cercare di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu un fallimento pubblico, pensai addirittura di andarmene. Ma qualcosa, lentamente, si faceva luce in me. Amavo ancora quello che avevo realizzato. L’inaspettato e repentino cambiamento alla Apple non avevano cambiato quello che provavo, neanche un poco. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Quindi decisi di ricominciare.

All’epoca non me ne accorsi, ma il mio licenziamento dalla Apple fu la cosa migliore che poteva capitarmi. Il peso del successo fu rimpiazzato dall’illuminazione di essere un principiante ancora una volta, con molta meno sicurezza su tutto. Questo mi liberò e mi consentì di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi, fondai una società di nome NeXT, un’altra di nome Pixar, a mi innamorai di una meravigliosa donna che sarebbe poi diventata mia moglie.

Pixar finì per creare il primo film animato al computer della storia, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione più famoso al mondo. Apple, con una mossa notevole, acquisì NeXT, io tornai ad Apple, e la tecnologia che sviluppo con NeXT è oggi nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. Laurene ed io abbiamo una stupenda famiglia.

Sono sicurissimo che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stato un boccone amarissimo da buttar giù, ma era la medicina di cui avevo bisogno. A volte la vita ti colpisce in testa come un mattone. Non perdete la fede. Sono convinto del fatto che l’unica cosa che mi ha consentito di proseguire sia stato l’amore che provavo per quello che facevo. dovete trovare ciò che amate. E’ questo è tanto vero per il vostro lavoro quanto per chi vi ama. Il lavoro riempirà gran parte della vostra vita e l’unico modo per essere veramente soddisfatti e quello di fare quello che pensate sia il lavoro migliore. E l’unico modo per fare il lavoro migliore e quello di amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non vi fermate. Come tutti gli affari di cuore, lo saprete quando lo troverete. E, come nelle migliori relazioni, diventerà sempre migliore al passare degli anni. Quindi, continuate a cercarlo fino a quando non l’avrete trovato. Non fermatevi.

La terza storia parla di morte.

Quando avevo 17 anni, lessi un brano che diceva più o meno: “se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi lo sarà veramente”. Rimasi impresso, e da allora, per gli ultimi 33 anni, ho guardato nello specchio ogni mattina e mi sono chiesto: “se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei veramente fare quello che sto per fare oggi?” E ogni volta che la risposta fosse “No” per troppi giorni di seguito sapevo di aver bisogno di cambiare qualcosa.

Ricordare che morirò presto è stato lo strumento più importante che mi ha consentito di fare le scelte più grandi della mia vita. Perchè praticamente tutto - tutte le aspettative, l’orgoglio, le paure di fallire - tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciandoci con quello che è veramente importante.

Ricordarsi che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare le trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è nessun motivo per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto una TAC alle 7:30 del mattino e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava sicuramente di un tipo di cancro incurabile, e che avrei avuto un’aspettativa di vita non superiore ai 3-6 mesi. Il mio dottore mi consigliò di andare a casa e di sistemare le mie cose, che è il messaggio in codice dei dottori per dirti di prepararti a morire. Significa che devi provare a dire ai tuoi bambini ogni cosa che pensavi di dirgli nei prossimi dieci anni, in pochi mesi. Significa che devi assicurarti che ogni cosa sia a posto così che sarà la più facile possibile per la tua famiglia. Significa che devi dire addio.

Ho vissuto con quella diagnosi tutto il giorno. Più tardi, nel pomeriggio, mi è stata fatta una biopsia. Mi hanno infilato un endoscopio nella gola che è passato per il mio stomaco ed il mio intestino. hanno messo un ago nel mio pancreas e hanno prelevato alcune cellule dal tumore. Ero sotto sedativi, ma mia moglie, che era lì, mi ha detto che quando hanno analizzato le cellule al microscopio i dottori cominciarono a piangere perchè scoprirono che si trattava di una rarissima forma di cancro pancreatico curabile con la chirurgia. Sono stato operato. Ora sto bene.

E’ stata la mia esperienza più vicina alla morte e spero che rimanga tale per qualche decennio ancora. Avendola superata posso finalmente dirvi con più certezza di quando la morte era semplicemente un utile concetto ma puramente intellettuale:

Nessuno vuole morire. Neanche chi vuole andare in paradiso vuole morire per arrivarci. E nonostante tutto, la morte è la destinazione che condividiamo. Nessuno vi è mai sfuggito. E così dovrebbe essere perchè la Morte è probabilmente l’unica, migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Elimina il vecchio per far spazio al nuovo. Proprio adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo distante da oggi, diventerete gradualmente il vecchio che deve essere eliminato. Mi dispiace essere così drammatico, ma questa è la verità.

Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi - che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altri. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui lasci affogare la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore ed il vostro intuito. Loro sanno già quello che voi volete veramente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero giovane, c’era un’incredibile pubblicazione chiamata The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione. Era stata creata da un tizio di nome Stewart Brand non troppo lontano da qui, a Menlo Park, e la portò alla luce con il suo tocco poetico. Stiamo parlando dei tardi anni ‘60, prima dei computer ed il desktop publishing, quidi era tutta fatta con macchine da scrivere, forbici e Polaroid. Era una sorta di Google di carta, 35 anni prima della venuta di Google: era idealistico, e pieno di strumenti utili ed informazioni preziose.

Stewart ed il suo gruppo pubblicaro molti numeri del Grande Catalogo Mondiale fino all’ultima edizione. Eravamo a metà degli anni ‘70 ed io avevo la vostra età. Sul retro di copertina dell’ultimo numero c’erà la foto di una strada di campagna all’alba, quel tipo di strada sulla quale potreste trovarvi a fare l’autostop se voste così avventurosi. Sotto c’erano queste parole “Siate affamati, siate folli siate assurdi“. Questo era il messaggio di congedo. Rimanere affamato. Rimanere folle Rimanere assurdo. Me lo sono sempre augurato. Ed ora, per voi che state per laurearvi, lo auguro a voi.

Siate affamati. Siate folli.

Grazie.

L'ultima lezione




Esempio di vita e passione!

Acquistare un isola

«Vorrei che da qualche parte esistesse un'isola riservata a chi è saggio e di buona volontà» sosteneva Albert Einstein. Che un atollo personale, in cui vivere con poche anime davvero affini, poteva solo sognarselo, visto che aveva uno stipendio da docente universitario e due ex mogli a cui pagare gli alimenti.
Anche perché, nel secolo scorso, possedere una piccola terra protetta dall'acqua era un privilegio riservato a star di Hollywood come Marlon Brando o a leggende del balletto classico come Rudolf Nureyev. O di antichissime famiglie, come i Borromeo, da secoli signori di tre splendide isole al centro del Lago Maggiore.

«Ma oggi ci sono atolli e piccole terre emerse alla portata, se non di tutti, di molti» sostiene Farhad Vladi, un tedesco di origine persiana che ha trasformato in business la sua passione per le isole, nata dopo la lettura adolescenziale di Robinson Crusoe. È presidente dell'agenzia immobiliare specializzata Vladi Private Islands, con sede ad Amburgo (tel. 004940338989, www.vladi-private-islands.de) e a Halifax, in Canada, paese che vanta al momento il maggior numero di isole private nel mondo.
«Ne vendo una trentina l'anno, non solo ai Tropici» continua Vladi.

«Quasi tutte sono nella fascia di prezzo compresa tra i 200 mila e i 2 milioni di dollari. Anche se ne esistono di meno care, intorno ai 100 mila euro. E, ovviamente, di costosissime». Non sempre le offerte più prestigiose sono in luoghi esotici. È in vendita a 22 milioni di dollari, per esempio, il castello Singer (costruito nel 1905 dal proprietario della fabbrica di macchine per cucire) di Dark Island, poco lontano da New York.
Una delle isole meno care in commercio è Punta Tigre, nel Mar dei Caraibi, poco a nord di Panama. Costa solo 50 mila dollari ma si trova nel Golfo di los Mosquitos: vale a dire Golfo delle Zanzare. Un nome che promette male.

«La flora e la fauna, insetti compresi» consiglia l'agente immobiliare tedesco «sono un fattore cruciale nella scelta del proprio eden privato. Una pianta cui si è allergici, per esempio, basta a trasformare il paradiso in un inferno. E in uno stesso arcipelago spesso ci sono isole senza serpenti e altre infestate di rettili velenosi». E come fare ad appurarlo? «Io consiglio sempre un periodo di affitto, prima dell'acquisto definitivo».Secondo Renée Redmond della Private Islands Online, agenzia con sede in Canada, che opera principalmente via internet, «rivendere un'isola che non piace è difficile, perché il mercato è comunque abbastanza ristretto. Per trovare un acquirente ci vogliono in media tre anni». Quali sono i fattori da valutare, prima di fare una scelta così impegnativa? «Innanzitutto i titoli di proprietà e i vincoli sulla costruzione» risponde Vladi «per non scoprire troppo tardi che l'isola non è edificabile».
I costi dell'edilizia, tra l'altro, sono molto più alti che sulla terraferma. «Rendere abitabile un'isola selvaggia» spiega Redmond «richiede spesso il doppio dei soldi spesi per acquistarla. È necessario procurarsi almeno una pompa per l'acqua potabile (o un dissalatore, se non ci sono sorgenti), un generatore elettrico e un collegamento telefonico. E costruire un approdo per la barca o una pista d'atterraggio».

Anche la stabilità politica e la sicurezza sono importanti. In caso di rivoluzione non è raro che le proprietà degli stranieri vengano requisite. «Ci sono anche paesi, come l'Indonesia» ricorda Vladi «dove solo gli abitanti del luogo possono acquistare terreni. C'è chi si serve di prestanome, ma io lo sconsiglio: il rischio di truffa è altissimo».
In certe zone, poi, c'è pericolo che sull'isola del tesoro sbarchino moderni pirati. «O semplicemente che vi caschi in testa una noce di cocco» aggiunge Vladi «per questo non vendo isole che distano più di 90 minuti dall'ospedale più vicino». Insomma, va bene sentirsi Robinson Crusoe, ma con buon senso.

Tanto lo spirito di adattamento ci vuole comunque. «I proprietari più soddisfatti» sottolinea Redmond «sono persone che amano la natura e la libertà, sanno fare a meno del superfluo e non vengono prese dal desiderio improvviso di fare shopping. In genere i buoni isolani sono perfetti e appassionati yachtman».

Ma eventuali aspiranti dittatori dello Stato libero di Bananas possono abbandonare il loro sogno. Nessuno può pensare che acquistare un'isola significhi diventarne il re. Non esistono oggi, infatti, terre emerse che non appartengano a qualche stato sovrano e non siano, quindi, soggette alle loro leggi.

mercoledì 1 ottobre 2008

ARTICOLO SU "L'ECO"!!!

Ok ammetto di essere un po' latitante.. non scrivo molto ultimamente, cmq vorrei rendervi partecipi di una piacevole notizia , quest'oggi ho incontrato mio padre che tutto tronfio arriva con un giornale in mano, e già la cosa è strana perchè generalmente non acquista giornali.



Dice che una sua paziente è arrivata con questo giornale in mano e gl'è l'ha regalato, mi mostra un articolo che parla di mia nonna (sua madre) EVELINA TADDEI , il consiglio comunale ha deciso di intitolarle il futuro Poliambulatorio che nascerà in P.zza Puccini a Pieve Emanuele (Mi).



magari a voi non frega nulla , ma la cosa mi rende con i miei familiari particolarmente fiero ed orgoglioso.

"Lʼambulatorio di piazza Puccini
In memoria
di Evelina Taddei

Sarà intitolato alla scomparsa Evelina
Taddei- il futuro ambulatorio,di prossima apertura,di piazza Puccini. Lo ha stabilito il Consiglio comunaleallʼunanimità. “Pieve Emanuele- recita la proposta avanzata dallʼintera assise consiliare- può annoverare tra i suoi cittadini la compianta dottoressa Evelina Taddei, venuta a mancare nel 1995. La dottoressa Evelina Taddei, col sorgere del primo grande insediamento urbano di Pieve Emanuele Quartiere Incis, è stata il medicoamico- confidente di un trentennio di generazioni succedutesi a Pieve Emanuele, profferendosi nell ʼalleviare le sofferenze ed
i disagi ben oltre i propri doveri professionali. Ancora oggi, nonostante sia trascorso più di un decennio dalla sua scomparsa, la dottoressa Evelina Taddei rappresenta per la cittadinanza
di Pieve Emanuele un vivo ricordo ed esempio di umanità, altruismo, capacità e sapere;potendosi
ritenere, la dottoressa Evelina Taddei, unʼillustre cittadina meritevole di memoria perenne, per la dedizione con la quale, sin dal 1969 e fino alla sua scomparsa, ha rappresentato per i cittadini piovesi.
I gruppi consiliari: PDL, UDC, PD E PRC propongono di intitolare lʼedificio di Piazza Puccini ove saranno ospitati gli ambulatori pubblici medico-specialistici alla memoria della
dottoressa Evelina Taddei, illustre cittadino di Pieve Emanule, ponendone targa a memoria e predisponendo cerimonia di inaugurazione alla presenza degli eredi, i quali, ancora oggi come medici del nostro Paese, ne onorano la professionalità”.

domenica 13 luglio 2008

La regola del sospetto.



Ciao!

volevo consigliarvi questo film per chi non l'avesse visto.

E' del 2003 ma io l'ho visto solo di recente, c'è un solito stupendo Al Pacino ed un grande Colin Farrel, rispettivamente istruttore ed allievo di una sezione speciale della CIA.

La trama e la storia sono ben congeniate, non vi racconto nulla di più per non rovinarvi il gusto della storia...

Da seguire fino all'ultimo perchè : "nulla è ciò che sembra"